Scrivere sul web, come scrivere articoli efficaci

Come scrivere su internet per la SEO?

Facciamo subito una premessa, io non sono qua ad insegnarti trucchetti o magie, la scrittura per il web è al 90% delle volte solo questione di buon senso.
Si , buon senso, ad esempio nell’iniziare una partita sapendo prima le regole, perché è di questo che si tratta, di un gioco, di una sfida con Google.

Se invece di leggere l’articolo preferisci guardare il video, eccolo caricato sul mio canale youtube:

Regole, dicevo.
Io quindi ti aiuterò a capire quali sono queste regole, imparerai ad usarle e a mettere in pratica la scrittura in ottica SEO, utile per il tuo business, in quanto anche la buona scrittura fa parte di quella che viene chiamata ottimizzazione SEO.

Scrivere contenuti per il blog alla fine serve a questo, ad attirare utenti che possano diventare possibili clienti, e per farlo bisogna che i tuoi cavolo di articoli si posiziono in prima pagina.

Scusa se la metto giù dura, ma la stra grande maggioranza dei blog sono scritti male male male, senza un minimo di ricerca, di metodo, con articoli che palesemente non leggerà mai nessuno.

Se il tuo blog fa parte di uno di questi, allora ti consiglio di proseguire la lettura, ti sarà sicuramente utile, altrimenti puoi anche uscire subito, non voglio farti perdere tempo.

Già, il tempo, uno dei problemi che ci sono su internet, ma vediamo meglio di cosa sto parlando.

1-2-3

Tre problemi per chi scrive per il web

Non perdiamo tempo, vediamo subito che problemi hai se vuoi scrivere contenuti per internet, blog o pagine aziendali che sia:

  1. Gli utenti non hanno tempo da perdere, anche i tuoi.
    Questo significa pochi giri di parole, fagli subito capire se l’articolo che stanno leggendo è quello che fa per loro.
    Se cominci con la storia di mia nonna e non arrivi mai al punto, abbandoneranno la pagina in meno di 7 secondi.
    Il web copywriting serve soprattutto a questo, a tenere incollati gli utenti sulla pagina, con testi accattivanti e utili allo stesso tempo.

    Questo perché quando si digita una query su Google, l’utente medio sa giù cosa sta cercando e che tipo di risposta si aspetta, per cui se nel giro delle prime righe.
    O attrai la sua attenzione subito, oppure se ne va, a volte anche per sempre.
    Un esempio?
    Poni una domanda di cui sarà curioso di sapere la risposta.
  2. Risposte
    Una volta che hai catturato la sua attenzione, dagli le risposte che cerca.
    Non scrivere articoli solo per infilarci keyword nella speranza che si posizionino su google, ma scrivi per soddisfare un intento di ricerca, per far si di calmare la sete di sapere degli utenti.
    Se non dai risposte, cosa scrivi a fare?
  3. Noia
    Non annoiare i tuoi utenti, non proporgli un muro di testo, magari formattato male, che rende pesante la lettura.
    L’occhio ha bisogno di posarsi da qualche parte ogni tanto, ed immagini, schemi, grafici, sono utili a mantenere alta l’attenzione senza annoiare chi legge.

Quindi, sinteticamente:

ProblemaSoluzione
Gli utenti hanno poco tempoArriva al sodo, fagli capire che hai la soluzione ai suoi problemi (query). Usa la Table Of Contents
Gli utenti vogliono risposteSegui il search intent, rispondi concretamente al problema.
Noia, maledetta noiaVaria la composizione della pagina con schemi, immagini, grafici, tabelle e liste. NON usare solo testo.

Se già a questo punto ti sembra di capire poco o niente, ti consiglio di affidarti a chi di SEO ne capisce, altrimenti rischi di non posizionarti mai e poi mai.

Se ti serve un professionista SEO, contattami!


Schema base per scrivere articoli online

Titolo, sottotitolo, paragrafi, il tutto spezzato da immagini, grafici, ecc.
Ecco, risposta immediata, OK?

Allora, il titolo dell’articolo deve riflettere l’argomento principale ma deve anche essere una keyword a cosa lunga… ehm, a coda lunga.
Non sai cos’è? ho scritto un articolo sulla keyword research dove ne parlo, leggilo.

Scelta del titolo e keyword competition

Il titolo è sempre in H1.
Per chi non lo sapesse wordpress viene in vostro aiuto, in quanto per default ha impostato il titolo degli articoli in H1.

L’ H1 nella pagina è uno e soltato uno.
E’ come il titolo di un libro, può essere uno solo, ed identifica in maniera univoca (insieme al title) lo scopo della pagina.

Perché per questo articolo ho scelto come H1 di usare “scrivere sul web” che è una long tail keyword (capito ora?) con solo 50 ricerche/mese (dati SeoZoom)?
Avrei potuto usare “scrivere per il web” che fa 260 ricerche mensili o”web writing“, che oltre a fare 170 ricerche/mese fa anche mooolto più figo, giusto?

No, sbagliato, e non perché lo dico io, ma perché lo dicono i numeri.
Qui sotto vediamo la Keyword difficulty per le tre parole chiave analizzate, secondo il tool SeoZoom.

Keyword-difficulty

Risulta evidente che la keyword scrivere sul web è meno competitiva e ha quindi una difficoltà minore nel posizionamento in SERP

Il sottotitolo

Il tag H2 non deve necessariamente essere univoco, ma può essere usato sia per il sottotitolo, inserendo possibilmente delle keyword correlate, sia per i titoli delle sezioni dell’articolo.

Bada bene che ho scritto sezioni, non paragrafi.

Fai conto di scrivere un articolo che vuole essere una piccola guida sulla SEO.
Le sezioni potrebbero essere, ad esempio:

  • I motori di ricerca, cosa sono e come funzionano
  • SEO e SEM
  • Ottimizzazioni on page
  • Performance
  • Seo copywriting
  • Link building

Queste sezioni possono benissimo essere in H2.

I paragrafi

In H3 metteremo i titoli dei paragrafi, cioè, ad esempio:

  • (H2) I motori di ricerca, cosa sono e come funzionano:
    – (H3)Come funziona Google
    – (H3)Concetto di crawling e crawl budget
    – (H3)Fattori di posizionamento
    – (H3)ecc. ecc.

Poi, se a sua volta i paragrafi saranno divisi in sotto paragrafi, allora potete usare il tag H4

Bravo, sei arrivato fin qui!
Se comunque tutto questo ti appare più complicato del previsto, non esitare a rivolgerti a qualcuno di più esperto.

Se ti serve un professionista SEO, contattami!


Search intent, ovvero usa il buon senso.

Il search intent cioè il suo intento di ricerca, traducendo letteralmente, è il motivo per cui un utente digita una query di ricerca su google.
Sempre che l’utente in questione sappia veramente cosa voglia, perché a volte alcune query generiche lasciano spazio a più interpretazioni.

Se scrivi la query “fiat 500 elettrica“, ad esempio, potresti voler sapere quanto costa, oppure leggere una recensione, oppure sapere quanti Km di autonomia ha.
Oppure vuoi sapere tutte queste cose e speri che google ti mostri le risorse che fanno per te.

Nell’autunno scorso (2019), google ha rilasciato un update chiamato BERT, implementando nel suo algoritmo proprio il concetto di search intent.

quale-search-intent
La query “risotto ai funghi” può avere search intent diversi

Questo perché su internet stanno aumentando a dismisura pagine web che danno medesime risposte, perché ormai tutte le aziende (serie) hanno un blog per spingere sul sito web, così come il mondo del marketing è una guerra tra blog, e questo, lasciatemelo dire, è anche colpa della SEO.

Google dice: se ci sono tante pagine che danno le stesse risposte, chi presento in prima pagina? Quelle che soddisfano meglio il search intent!

Quindi, a domanda specifica si da una risposta specifica, senza tanti fronzoli e pipponi da 2500 parole, mentre a query più articolate o complesse si può rispondere con i pipponi, i così detti Pillar.

Non dovete scrivere in keywordese, dovete solo semplicemente usare il buon senso, scrivere il necessario per dare una risposta concreta ad una determinata domanda.
Se poi la domanda è complessa la risposta sarà di conseguenza.

Ad esempio, alla query “come scrivere per il web“, che ha lo stesso search intent di “scrivere sul web” (capito ora?) puoi fare un pillar, un articolo lungo e complesso che risponda bene alla domanda.

Per capire meglio come strutturare il tuo articolo, analizza bene la serp (Search Engine Result Page) che ti restituisce google alla query a cui vuoi rispondere. Quindi, guardati bene:

  • I titoli usati
  • Le metadescription
  • La lunghezza media degli articoli
  • Gli argomenti trattati (ed eventuali correlati)

Search Intent, i quattro cavalieri

4-search-intent


In ambito SEO l’intento di ricerca è suddiviso in 4 tipi di intenti diversi,vediamo di cosa si tratta:

  1. Intento informazionale
    La ricerca è generica su un argomento, l’utente vuole informazioni generali per saperne semplicemente di più sul tema.
    Ad esempio, una query informazionale può essere “inter del triplete”, oppure “le guerre puniche”.
  2. Intento navigazionale
    L’utente ha già le idee più chiare, sa già quello che vuole e digita query associate al sito stesso del brand o del prodotto a cui vuole arrivare o ad una pagina che tratti l’argomento specifico da lui chiesto.
    Una query del genere potrebbe essere “fattura elettronica regime forfettario 2020“.
  3. Intento commerciale
    Di solito in questa fase l’utente ha idea di fare un acquisto ma vuole ancora delucidazioni su quale potrebbe essere la miglior scelta, quindi cerca recensioni, opinioni, confronti.
    In tal caso una tipica query commerciale è “migliore tv led 50 pollici“.
  4. Intento transazionale
    L’ultimo cavaliere delle query è l’intento di ricerca legato ad una transazione, in quanto l’utente ha deciso di fare un acquisto o comunque compiere un azione, come ad esempio scaricare una guida.
    In tal caso, una query transazionale potrebbe essere “hotel 4 stelle a Roma” oppure “guida seo copywriting

Semantica: sinonimi e argomenti correlati

Cos’è la semantica?
Per dirla in maniera semplice e comprensibile, la semantica è l’analisi e lo studio del linguaggio dal punto di vista del significato.

La semantica va di pari passo con il concetto di search intent, in quanto cercando di capire cosa si nasconde dietro alla domanda/query di un utente, si usano keyword correlate e sinonimi per catturare questo intento.

Cerchiamo quindi di scrivere sul web imparando ad usare:

  • I sinonimi
  • Le keyword correlate

Per i sinonimi, ad esempio, se state parlando di cielo e stelle, potete anche scrivere “firmamento”, parlare di “volta celeste”, insomma, cercate di variare il vostro linguaggio.

Per le keyword correlate, invece, vi viene in aiuto lo stesso Google con le sue ricerche correlate, come da immagine seguente:

keyword-correlate

Google stesso vi darà dei suggerimenti per i titoli dei vostri paragrafi, ad esempio.

Se invece potete permettervi l’abbonamento ad un tool SEO come SEOZoom o SEMrush, allora potrete sfruttare i loro strumenti per scovare altre keyword utili per il vostro articolo.

Un altra alternativa, questa volta gratuita (per poche ricerche al giorno, altrimenti costa comunque molto poco) è usare il tool online Ubersuggest, il quale oltre a darvi informazioni su keyword correlate, vi restituisce anche i volumi di ricerca.

Ubersuggest-keyword-correlate

Esperienza, Autorevolezza, Affidabilità

Quando si decide di implementare un blog si hanno spesso aspettative più alte del previsto, cioè ci si attende che Google posizioni i nostri contenuti perché li reputiamo migliori di altri.

Google stesso però ci dice che non basta saper scrivere bene, ma è necessario avere anche un minimo di autorevolezza, e soprattutto in settori come Salute e Finanza si parla di E.A.T., novità introdotta da Google con il march update 2019.

E.A.T. è l’acronimo di Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness, che sono appunto l’esperienza, l’autorevolezza e l’affidabilità di chi mette online un articolo. Tutto questo è nato per garantire in ambiti specifici come appunto salute e finanza una certa sicurezza, in quanto reputati settore YMYL: Your Money or Your Life.

Per approfondire le novità relative all’E.A.T leggi l’articolo sul Google update marzo 2019.

Poi, in realtà, l’autorevolezza te la puoi costruire piano piano scrivendo molti articoli ottimizzati ed organizzati attorno ad un unico argomento, sfruttando il concetto di “web semantico“.

Il web semantico si focalizza sul creare tutta una serie di contenuti secondari che vanno ad approfondire un tema principale trattato in un articolo Pillar (topic cluster) e con i link interni ne aumentano l’autorevolezza.

Se hai costanza e pazienza e scrivi una lunga serie di articoli incentrati su search intent diversi ma che ampliano le informazioni dell’argomento principale, probabilmente prima o poi verrai premiato da Google.

Articoli pillar - topic cluster

Scrivere sul web, i ritocchi finali

Bene, hai scritto il tuo bell’articolo, hai impostato i corretti tag H1, H2, H3 per titoli, sottotitoli, titoli paragrafi, hai cercato di rispondere ad un preciso search intent, ha usato keyword, sinonimi, keyword correlate per espandere semanticamente il contenuto.

Facciamo quindi un breve riassunto con i consigli utili per scrivere bene un articolo online, che possa essere ben leggibile per gli utenti ma anche piacere a Google.

Come si scrive per il web?

Alcuni brevi consigli finali per scrivere un articolo online:

  • Scrivi per l'utente (contenuti utili).
  • Fai keyword research e scegli keyword appetibili.
  • Sfrutta le parole chiave a coda lunga.
  • Usa la Table Of Contents (TOC).
  • Usa titoli creativi.
  • Se vendi un prodotto o un servizio, metti una CTA ogni tanto.
  • Utilizza gli elenchi puntati o numerati.
  • Inserisci link interni per approfondire l’argomento con la lettura di altri articoli del tuo blog.
  • Usa anche link esterni di approfondimento verso siti autorevoli.
  • Usa tutte le immagini che reputi necessarie per spiegare meglio l’argomento e spezzare il muro di testo.
  • Compila correttamente i campi "title" e "metadescription".

L’articolo è finito.
Ora se vuoi puoi cominciare ad approcciarti alla scrittura per il web in modo decisamente migliore.

Se ti serve un professionista SEO, contattami!