Web semantico: che cos’è? A cosa serve la semantica nei motori di ricerca?
Nel mondo SEO si usano da anni termini come tassonomie, motore di ricerca semantico, topic cluster, il tutto per identificare un modo di lavorare sfruttando il web semantico, o meglio, la semantica nel web.
Potremmo anche dire che “semantic web” è il nuovo “content is the king”, forse anche la nuova mania da un certo punto di vista, perché come in tutte le cose c’è sempre chi si fa prendere troppo la mano, tralasciando altri fattori che restano comunque sempre fondamentali per fare SEO.
In questo articolo tratteremo i seguenti temi:
Se c’è una cosa che la semantica ha portato veramente di positivo nel web è la qualità dei contenuti, perché finalmente molti blogger e SEO copywriter si sono messi a scrivere meglio, con approfondimenti e articoli esaustivi, il che è un gran beneficio per chi legge e vuole informarsi su un determinato argomento.
Se anche tu vuoi imparare a scrivere meglio, DOPO leggi il mio articolo “scrivere sul web“.
Significato di semantica
Prima di parlare di web semantico bisognerebbe capire cosa significa questa parola, la “semantica”.
Il termine “semantica” è di derivazione greca, in particolare dalla parola sêma che significa “segno“, e se cerchiamo nel classico vocabolario troveremo definizioni tipo questa di Treccani:
“…Ramo della linguistica che studia il significato degli enunciati di una lingua o di un dialetto, come rapporto tra il significante e il significato di ciascun elemento e come relazioni reciproche tra i varî significati di una determinata fase cronologica..”
Treccani: significato di “semantica”
Le parole principali di cui tener conto sono “rapporto tra il significante e il significato“, perché la semantica (per spiegarla semplice) è proprio l’analisi del linguaggio dal punto di vista del significato, cioè che significato prendono le parole all’interno di un determinato contesto.
La parola penne, per esempio, può assumere un diverso significato a seconda del contesto in cui è inserita:
- Penne per scrivere
- Pasta
- Penne di uccelli
- Penne USB
Per cui oggi Google capisce il contenuto di una pagina cercando di interpretare correttamente le keyword principali (title, H1, H2, ecc.) che noi cerchiamo di suggerirgli, e lo fa leggendo i termini che stanno sia prima che dopo tali keyword.
In particolare questa funzione è migliorata con l’arrivo del google update denominato BERT (Bidirectional Encoder Representations from Transformers), uscito a fine 2019.
Con questo nuovo update google apprende meglio le relazioni contestuali tra le parole, cioè il contesto di una parola in base a tutto ciò che lo circonda.
Per capirne un po’ di più leggi l’articolo a cui ho dedicato spazio all’impatto degli update di Google in quel periodo.
L’importanza delle tassonomie
Se avete un sito web, ma soprattutto un blog, non potete non conoscere parole come “TAG” e “categorie”, che altro non sono che campi semantici, cioè raggruppamenti di articoli tematici.
Anche in questo caso il classico vocabolario ci viene in aiuto per capire meglio cosa significa tassonomia:
Il termine taxon (pl. taxa) è impiegato genericamente per designare un raggruppamento sistematico di qualsiasi rango (specie, genere, famiglia ecc.).
Treccani: significato di “tassonomia”
Purtroppo si vedono ancora troppo spesso siti web con articoli pieni di tag, ma se clicchi su uno di essi ti apre una nuova pagina… con lo stesso articolo! Si, avete capito bene, una nuova pagina praticamente duplicata.
I tag sono qundi troppo spesso usati senza conoscerne il significato.
Farò un articolo apposito a riguardo, per ora vi basti sapere questo concetto:
le categorie sono tassonomie verticali, mentre i tag sono tassonomie orizzontali.
Un esempio spiega meglio, immagino.
Nell’immagine si vede chiaramente come le categorie dividano gli articoli di un blog in maniera verticale, mentre il tag raggruppi in maniera orizzontale 3 articoli di categorie diverse per formare una nuova pagina contenitore, un gruppo semantico.
Da qui si evince un dato di fatto che dovete imprimervi in testa, per cui lo scrivo bello evidente:
Prima di creare un tag bisogna che vi siano almeno alcuni articoli da unire in un gruppo per creare così una pagina contenitore che abbia senso.
I concetti di “pillar page” e “topic cluster”
Quando all’inizio accennavo al topic cluster mi riferivo al metodo in uso da un po’ di creare pillar page o “pagine pilastro”.
Le pillar page sono articoli o pagine dedicate ad un argomento specifico e lo trattano in maniera esaustiva con contenuto molto lungo e dettagliato.
Con il contenuto pillar si cerca cioè di dare all’utente tutte le informazioni possibili su di un argomento preciso, il tutto sulla base di una ricerca di parole chiave ben studiata ed articolata su più concetti.
Creare un topic cluster significa invece sfruttare il pillar page come contenuto centrale di un determinato argomento, creando attorno ad esso tutta una serie di articoli minori su argomenti correlati che linkano il pillar per farne crescere l’autorità nel tempo.
Infatti è risaputo che è buona pratica SEO organizzare i link interni per far si di rendere più autorevoli talune pagine o articoli piuttosto che altri.
Usando i link interni con anchor text su chiavi secche o correlate si indica ai motori semantici (Google) che quella pagina è per noi la più importante per quel determinato argomento.
In questo modo si va quindi a creare un gruppo semantico di articoli correlati.
Di questo argomento ne ho già brevemente parlato nell’articolo scrivere sul web, da dove estraggo questa immagine esplicativa:
I dati strutturati
Il tema dei dati strutturati è uno dei più importanti per la semantica, ma anche per fare local SEO, cioè essere trovati da persone nelle vicinanze.
I dati strutturati sono delle meta-informazioni che forniscono dati aggiuntivi sulla pagina del sito direttamente nel codice html, quindi di più facile lettura ed interpretazione da parte di google.
Questi dati vengono letti dai motori di ricerca permettendo loro di interpretare meglio la pagina e le relazioni che intercorrono tra le diverse pagine. Inoltre sono molto utili per ampliare le informazioni direttamente sullo snippet che appare in SERP (“rich snippet“).
I dati strutturati si chiamano in questo modo perché sono organizzati secondo uno schema, anzi LO SCHEMA di schema.org, vocabolario nato nel 2011 dopo un accordo tra google, bing, yahoo e Yandex.
Questo vocabolario è costituito da dei markup predefiniti da compilare, per dare più informazioni possibili, dal numero di telefono fino agli orari di apertura ed anche il range di prezzi dei servizi offerti.
Queste informazioni non sono però direttamente visibili agli utenti, ma sono scritti appositamente per i motori di ricerca, ecco perché sono molto importanti per la SEO: comunichi direttamente con Google!
Se i dati strutturati sono compilati correttamente è possibile che il motore di ricerca restituisca in SERP risultati migliori ma soprattutto più pertinenti con l’intento di ricerca degli utenti.
Come farlo? Con Google tag manager, con plugin appositi, scrivendo il codice a mano.
Sappiate che esiste anche un supporto specifico di Google per la scrittura del codice, basta che andiate a questa pagina specifica.
Conclusione
Per concludere possiamo dire che sfruttare il concetto di semantica per strutturare meglio un blog può avere sicuramente un impatto positivo sulla strategia SEO, soprattutto se si opta per usare la tecnica del topic cluster.
In sostanza però bisogna ricordare sempre il vecchio motto SEO “content is the King”, perché se non scrivi contenuti veramente utili, che rispondano bene a domande reali, che siano esaustivi, allora è inutile creare pillar e correlati, perché se anche all’inizio avrai un beneficio, con il tempo la mancanza di informazioni e magari una pessima UX ti si ritorceranno contro.
E non dimenticare una cosa: la semantica non fa la SEO da sola, ci vuole tutto il resto intorno, a partire dalla User Experience per passare per una buona attività di link building e digital PR.